Carabinieri e Vigili del Fuoco hanno recuperato nel Lago d’Orta una minicar con all’interno ossa umane che apparterrebbero a due persone scomparse trent’anni fa
OMEGNA – Ci sono volute alcune ore per far riemergere dalle acque del Lago d’Orta, in provincia di Verbania, la carcassa di un veicolo. A notare il telaio alcuni sommozzatori che hanno fatto scattare l’allarme: sul posto sono giunti i Carabinieri della stazione di Omegna e i Vigli del Fuoco. Il recupero del mezzo è stato complesso e ha richiesto l’utilizzo di una gru con gancio e di una grossa rete: si tratta di un Sulky di colore rosso, veicolo a motore a tre ruote antesignano delle odierne minicar.
Ritrovamento corpi
Dopo aver ripescato l’intelaiatura, è riaffiorato l’abitacolo con la macabra scoperta: tra le lamiere sono stati notati i resti di ossa umane. Con molta probabilità si tratterebbe dei resti di due cadaveri. L’esame del dna stabilirà con certezza l’identità dei corpi rinvenuti nel Lago d’Orta. Le indagini sono condotte dai Carabinieri di Verbania, coordinati dal procuratore capo Olimpia Bossi e dal sostituto Sveva De Liguoro.
L’incidente del 1987
Tra i curiosi che assistevano alle operazioni di recupero, alcuni hanno esclamato in dialetto locale “A l’è chel lì”, ossia “E’ quello lì”. Il riferimento è alla scomparsa di un uomo di Cireggio, frazione di Omegna, avvenuta nel gennaio 1987 assieme a un amico. All’epoca non c’era il lungolago e forse ai due uomini è stata fatale una manovra sbagliata in curva che ha fatto finire il Sulky nelle acque del Lago d’Orta, facendo annegare i due amici.